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Inchiesta

Luca Scarcella

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Sergio Sofia

‘U carusu d’ù web! ‘Un c’è paisi chi lu teni,
si fici Palermo, Torino e Londra e fìniu puru ad Alba!

Sergio ri nomu e nerd ri fattu!
Iddu bazzica cu’ li tasti d’ù computer, ‘nsumma cu’ lu codice s’arricrìa!

Fotografie

Omar Tomaino

Fotografo e videomaker, prima per passione e poi per professione.
In ogni lavoro che realizza, il suo principale obiettivo è raccontare attraverso le immagini la storia migliore,
quella che coinvolge e persiste nel tempo.

Quanti Sono

Quanti
Son

#supereroinascosti

Quanti di loro si trovano a Torino?

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Quanti sono i senzatetto in Italia? E quanti di loro si trovano a Torino? L’indagine è partita da queste due domande, quesiti che hanno aperto strade da percorrere, strade che sono casa per migliaia di persone. Molte più di quelle che possiamo immaginare. Ed è così che si scopre come solo nel capoluogo piemontese i senza fissa dimora oggi «sono più di 2000 - spiega Massimo De Albertis, Servizio Prevenzione alle Fragilità Sociali e Sostegno agli Adulti in Difficoltà del Comune di Torino - ma non ci sono dati certi». L’ultima indagine, del 2016, contava 1933 persone.

Per definire una condizione di piena abitabilità è necessario che:
• ci sia uno spazio abitativo adeguato sul quale una persona e il proprio nucleo familiare possano esercitare un diritto di esclusività;
• ci sia la possibilità di mantenere in quello spazio relazioni soddisfacenti e riservate;
• ci sia un titolo legale riconosciuto che ne permetta il pieno godimento.

Quando mancano queste condizioni si possono verificare gravi esclusioni abitative, distinguibili in quattro aree:
• persone senza tetto;
• persone prive di una casa;
• persone che vivono in condizioni di insicurezza abitativa;
• persone che vivono in condizioni abitative inadeguate.
Tutte e quattro le categorie indicano l’assenza di una “vera abitazione”.

Secondo gli ultimi dati rilevati a livello nazionale dalla Federazione italiana organismi persone senza dimora (Fio.psd) e Istat, purtroppo datati 2014 e mai aggiornati, i senzatetto nel nostro Paese superano le 50 mila unità. È altamente probabile che, anche a causa della pandemia Co-Vid19, il numero sia sensibilmente aumentato. La città che ne accoglie di più è Milano, segue Roma, poi Palermo e Firenze.

Quanti sono i senzatetto in Italia?

Interagisci con l'infografica

Nord Italia:
22.215

Nord Italia:
22.215

Centro Italia:
11.548

Centro Italia:
11.548

Sud Italia e Isole:
6.478

Sud Italia e Isole:
6.478

Raccolta dati fio.PSD e Istat (Noi Italia), 2014

Nel giugno 2021 è stato approvato il Piano Povertà del Governo, che tiene conto dell'integrazione tra risorse di diversa fonte, come quelle del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, prevedendo 450 milioni di euro dedicati ai progetti per i senza fissa dimora, con due interventi specifici: investimenti per l'housing temporaneo e per le strutture di prima accoglienza.

«Per quanto riguarda l'housing temporaneo - spiega il ministro del lavoro e delle politiche sociali del Governo Draghi, Andrea Orlando - i Comuni, singoli o in associazione, metteranno a disposizione appartamenti per singoli, piccoli gruppi o famiglie fino a 24 mesi, e attiveranno progetti personalizzati per una singola persona o per una famiglia al fine di attuare programmi di sviluppo della crescita personale e aiutarli a raggiungere un maggiore grado di autonomia».

I beneficiari saranno quelle 50 mila persone che vivono in una condizione drammatica ed estrema di povertà: persone che si sono ritrovate fuori dal circuito dei diritti, del lavoro e dalle relazioni.

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«Facciamo parlare persone senza voce, che spesso non partecipano al voto e non costruiscono consenso e che però sono la spia della qualità della nostra democrazia e della nostra capacità di inclusione».

Andrea Orlando,
ministro del lavoro e delle politiche sociali,
Governo Draghi, 21 giugno 2021

I senza fissa dimora percepiscono il reddito di inclusione sociale, che è articolato in due componenti. Da una parte un beneficio economico con un importo a partire da circa 190 euro mensili per un solo utente, fino a quasi 490 euro per un nucleo con 5 o più componenti. Dall’altra, i servizi alla persona, dopo una valutazione del bisogno del nucleo familiare che terrà conto della situazione lavorativa e del profilo di occupabilità, dell’educazione, istruzione e formazione, della condizione abitativa e delle reti familiari, dando vita a un “progetto personalizzato” per superare la condizione di povertà.

Il progetto indicherà gli obiettivi generali e i risultati specifici da raggiungere nel percorso diretto all’inserimento o reinserimento lavorativo e all’inclusione sociale.

La situazione a Torino

La situazione a Torino ha visto una crescita del numero dei senzatetto di quasi mille unità in dieci anni. Nel 2006 gli utenti che hanno chiesto di essere ammessi nelle case di ospitalità notturna sono stati 1017: nel 2020 più di 2000.

«È innegabile che la depressione economica abbia aggravato la situazione sociale - afferma ai nostri microfoni la vicesindaca del Comune di Torino Sonia Schellino - ed è altrettanto vero come il numero dei senzatetto sia cresciuto nonostante la popolazione della città sia diminuita. Nel 2006 eravamo più di un milione di abitanti, oggi circa 890 mila».

I dati raccolti dal Comune mostrano una netta maggioranza dei senzatetto di sesso maschile rispetto alle donne, con un rapporto di quasi 5 a 1. Sia per gli uomini che per le donne la fascia d’età con il maggior numero di senza fissa dimora è quella che va dai 40 ai 60 anni. Le età più critiche per sperare nel riscatto sociale.

numero di superheroes

Raccolta dati Comune di Torino, 2020

Dall’infografica è anche possibile leggere la provenienza dei senzatetto di Torino: «la maggior parte è italiana - afferma la vicesindaca - è innegabile però che i flussi migratori abbiano accentuato il problema».

«Circa l’80% delle persone che accogliamo durante il periodo dell’emergenza freddo nei vari luoghi adibiti, come il parco della Pellerina, sono extracomunitarie - spiega Umberto Moreggia, dirigente del Servizio adulti in difficoltà del Comune di Torino -. Questo è anche dovuto al fallimento dei percorsi di inclusione dei migranti, dove manca la cosiddetta terza accoglienza, che segue alla prima e seconda finanziate dal Governo italiano».

«Io non so offrire un numero relativo all’aumento dei migranti tra i senza fissa dimora della città - racconta Sergio Baudino, funzionario del Servizio Adulti in Difficoltà - posso però dirvi che ogni giorno leggiamo le email che ci arrivano dai vari servizi di strada, dalle associazioni sul territorio e dai dormitori, e sono aumentate le segnalazioni di extracomunitari richiedenti asilo, cioè quelli che hanno il permesso di tipo P (permesso di soggiorno per asilo politico, ndr)».

«Arrivano storie ogni giorno, persone che giungono a Torino da Verona, Roma, Palermo e tante altre città. Siamo in emergenza, anche perché la qualità dei nostri servizi è attrattiva».

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Persone che hanno completato il percorso di accoglienza, ma che poi non sono riuscite a darne seguito, in mancanza di progetti strutturati ad hoc. Si trovano così in una condizione molto diversa dagli altri stranieri che invece erano entrati in Italia con un permesso di lavoro e una casa, perdendo poi tutto a causa di problemi di salute, personali o di altra natura. Questi ultimi riescono a essere aiutati più facilmente dai servizi cittadini di inclusione sociale, e hanno un trattamento uguale ai cittadini italiani.

I richiedenti asilo residenti a Torino si trovano nella struttura di accoglienza in via della Casa Comunale 3. Ma quali sono gli altri centri di ospitalità in città? Le strutture e i servizi che si rivolgono direttamente all'utenza, con un accesso immediato e facilitato e che la indirizzano nelle case di ospitalità più consone, sono i dormitori a bassa soglia, come ad esempio quello di piazza Massaua 18 gestito dalla Croce Rossa Italiana, gli ambulatori socio sanitari, come quello in via Sacchi 47, il servizio itinerante notturno (detto Boa), e l’educativa territoriale di strada.

I dormitori sono aperti tutti i giorni dell’anno, dalle ore 20 alle ore 8 del giorno successivo. Vengono accolte le persone senza dimora, in condizioni di grave emarginazione, che per motivi diversi sono lontane dai servizi sociali e sanitari di cui hanno bisogno. Le strutture come Massaua sono spesso il primo punto di contatto tra le persone che vivono in situazioni di grave marginalità e le istituzioni pubbliche, come è possibile leggere nella sezione:

Lavoro di squadra

Case di ospitalità a Torino

Interagisci con l'infografica

Corso Tazzoli 76
non ad accesso diretto

Via Sacchi 47
16 posti, solo uomini

Via Ghedini 6
40 posti, solo donne

Via Giovanni Pacini 18
25 posti, solo donne

Via Reiss Romoli 45/49
24 posti, solo uomini

Strada Ghiacciaie 68
24 posti, uomini e donne

CRI Piazza Massaua 18
Presidio umanitario Croce Rossa Italiana

Via Carrera 181
42 posti, solo uomini

  • Corso Tazzoli 76

    non ad accesso diretto
  • Via Sacchi 47

    16 posti, solo uomini
  • Via Ghedini 6

    40 posti, solo donne
  • Via Giovanni Pacini 18

    25 posti, solo donne
  • Via Reiss Romoli 45/49

    24 posti, solo uomini
  • Strada Ghiacciaie 68

    24 posti, uomini e donne
  • CRI Piazza Massaua 18

    Presidio umanitario Croce Rossa Italiana
  • Via Carrera 181

    42 posti, solo uomini

Comune di Torino, e Croce Rossa Italiana - Comitato di Torino

Minori Stranieri Non Accompagnati

Così vengono definiti i ragazzi sotto i 18 anni che non hanno una fissa dimora, dei familiari, e spesso nemmeno un documento valido che ne attesti le generalità.

«Gli anni dal 2016 in avanti si sono caratterizzati per un’affluenza prevalente di minori egiziani, che hanno determinato un’alta concentrazione nei centri di accoglienza, e la necessità di dover ricorrere anche a strutture di emergenza della Croce Rossa Italiana - ci racconta Paola Giordano, educatrice -. La comunità egiziana a Torino è molto forte, e attrae i giovani migranti, che spesso vengono in contatto con chi è già qui attraverso i social media. I minori hanno spesso rischiato di farsi coinvolgere in attività illegali con conseguente compromissione del loro percorso di inserimento sociale, e del loro futuro».

Oltre agli egiziani, sono giunti in Italia minori di origine marocchina che hanno percorso la via dei Balcani, e tentato di ottenere asilo politico in Austria; di fronte al diniego della richiesta, i ragazzi hanno raggiunto Torino incamminandosi lungo il Passo del Brennero.

I minori più fragili, scappati dallo Stato d’origine, hanno evidenziato una grande difficoltà a elaborare e superare il trauma del viaggio, oltre a un profondo malcontento originato da una consapevolezza collettiva di essere stati raggirati con false promesse dai trafficanti di migranti.

Verso la metà del 2016 sono arrivati minorenni provenienti dall’Albania, circa il 30% in più rispetto all’anno precedente. «Spesso questi ragazzi raggiungono l’Italia in traghetto di linea, accompagnati, in alcuni casi, dagli stessi genitori che li lasciano letteralmente davanti agli uffici competenti, con il mandato di presentarsi come se fossero giunti soli nel nostro Paese - spiega Daniela Finco, la responsabile del Servizio -. Sono in aumento anche i minori provenienti dal Centro Africa, in particolare dalla Nigeria, e in numero esiguo alcuni ragazzi asiatici».

«I giovani provenienti da queste aree geografiche quasi sempre si presentano privi di documenti, o con passaporti falsi, anche se creativi e coloratissimi - afferma sorridendo Davide Magaglio, educatore professionale - alcuni appaiono più maturi dell’età che dichiarano. In questi casi i ragazzi vengono sottoposti all’accertamento dell’età, che prevede diversi e laboriosi passaggi che richiedono circa un anno. I ragazzi vivono l’attesa dell’identificazione con ansia e preoccupazione, consapevoli che potrebbero non proseguire il loro percorso con l’ufficio minori».

numero di msna

Raccolta dati Comune di Torino, minori in carico al 31/12/2020

Quasi tutti i ragazzi raccontano di essere passati dalla Libia, dove sono rimasti per periodi anche lunghi in attesa di partire con imbarcazioni verso l’Italia, esposti a malattie in ambienti malsani, e vittime di torture di cui portano evidenti segni permanenti.

All'Ufficio minori stranieri è attribuita la titolarità degli interventi nei confronti dei minorenni non accompagnati, ma anche delle madri straniere con disfunzionalità nelle relazioni genitoriali o di nuclei familiari multiproblematici non di competenza dei servizi sociali di circoscrizione. In particolare l’Ufficio attiva interventi professionali propri del servizio sociale e del servizio socio educativo a favore di minori stranieri non accompagnati, richiedenti protezione internazionale, o vittime di tratta. «Recuperare le ragazze è molto più difficile - racconta Paola Giordano - spesso devono saldare debiti enormi verso chi le ha portate in Italia, d’accordo con le loro famiglie di origine. Quindi prostituzione, schiavitù, maltrattamenti e violenze: hanno molta paura nell’avvicinarsi ai nostri servizi». Cliccando su questo link è possibile consultare il Protocollo Tecnico regionale per l'accertamento dell'eta' dei minori stranieri non accompagnati, deliberato dalla Giunta Regionale del Piemonte nel 2018.

MSNA: Save The Children

Il Comune di Torino, in collaborazione con Save The Children, dispone di un servizio a bassa soglia di accesso rivolto all’accoglienza di minori non accompagnati, in cui si forniscono le risposte ad alcuni bisogni primari per i ragazzi in condizioni di emergenza, in attesa di collocazione definitiva.

In particolare, nel 2016, sono stati organizzati corsi di italiano, consegnati kit con prodotti per l’igiene personale, sono state preparate e distribuite colazioni al mattino, offerti accompagnamenti sanitari e forniti capi di abbigliamento. Sono state inoltre organizzate attività ricreative ed espressive al fine di offrire momenti di svago e di favorire la costruzione di relazioni di fiducia.

MSNA & Save the children

Raccolta dati CivicoZero, 2016

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